Il recupero proposto ha come obiettivo la ricomposizione dell’integrità strutturale della fabbrica, che è anche ricostruzione della memoria collettiva e la conservazione dei segni dell’evoluzione delle strutture nel tempo.
La storia della fabbrica Lanerossi è un racconto lungo circa un secolo, neanche un tempo infinito, eppure sufficiente a restituire le tracce delle trasformazioni, degli ampliamenti, delle aggiunte.
La forma dell’architettura è in questo luogo rappresentazione sensibile della produzione e del lavoro di tutti i giorni.
Colpisce di questo edificio il sistema di relazioni che ha sviluppato, fin dalla sua nascita, con il contesto.
L’impianto modulare, ampliabile all’infinito, e la successione seriale degli shed di copertura fanno di questo episodio di archeologia industriale un manifesto di modernità in un contesto, fino ad allora, a carattere prevalentemente rurale.
Le strutture diventano col tempo sintesi di un nuovo sistema di valori, legati al profondo senso del lavoro e al forte spirito imprenditoriale del popolo veneto, e generano nel territorio un campo di forze tale da determinarne lo sviluppo economico ed urbano.
L’idea di progetto propone di ricostruire l’identità dei luoghi attraverso un’operazione di rifunzionalizzazione dell’esistente di integrazione architettonica e urbanistica con il nuovo.
Gli scenari proposti sono espressione di una ricerca progettuale impostata secondo i criteri dell’interazione e della relazione tra il nuovo e l’esistente, e di conseguenza tra pubblico e privato.
La soluzione sperimentata consiste in un “innesto” architettonico e funzionale tra la struttura residenziale di nuova edificazione e gli spazi pubblici organizzati nelle strutture esistenti.
L’esperimento ha luogo in corrispondenza delle parti maggiormente degradate della fabbrica, dove le parti mancanti vengono integrate col nuovo, generato a sua volta dall’antico ma dotato di nuovi significati.
La struttura esistente ha una connotazione prevalentemente pubblica; le attività si articolano all’interno come contenitori di funzioni che dialogano con l’esistente secondo differenti giaciture.
La sensazione è che mani giganti penetrino nella struttura, a testimonianza della natura operosa di questo luogo, dilatandosi tra le sottili colonne di ghisa per oltrepassare la linea della copertura e tendere con diverse lunghezze al recinto di mattoni limite ultimo della fabbrica prima della linea ferrata.
La struttura risulta divisa in due parti, divisione derivata in parte dal crollo delle due campate centrali in parte dalla destinazione originaria della struttura alla due attività della tessitura e della filatura. Le due parti sono tenute insieme da una logica coerente di segni planimetrici e dalla destinazione pubblica di entrambi.
Gli spazi della produzione e del lavoro divengono i luoghi dell’apprendimento e dell’educazione, e la cultura materiale espressa dalla struttura industriale diventa contenitore di nuovi saperi.
Anche gli spazi destinati al commercio rientrano in una logica di complementarietà e di relazione con le attività pubbliche adiacenti.
La complessità funzionale degli spazi interni emerge in copertura attraverso l’estrusione degli shed che segnalano all’esterno presenze significative per la vita della comunità come l’auditorium e il foyer commerciale.
Le nuove coperture sono state pensate come una pelle di rame traforata, concepita come un tessuto ricamato e perciò in grado di evocare la destinazione originaria della struttura.
I volumi estrusi della nuova copertura sono visibili dalla linea ferroviaria Vicenza-Rho diventando così elemento espressivo del recupero.